Laboratorio – Mestieri scomparsi | 2018
Il progetto “Mestieri scomparsi. Metamorfosi oltre la memoria” porta nel presente i mestieri di un tempo; l’intenzione non è “stare” sul rimpianto dei tempi che furono ma immaginare un futuro, una reinterpretazione di quello che è accaduto, il cui senso, in questo modo, non viene fissato una volta per tutte ma si presta a rivisitazioni e rielaborazioni individuali e collettive, alla luce dell’esperienza e guardando in avanti.
Il laboratorio fotografico è curato da Danilo Garcia Di Meo per “Torno Subito” della Regione Lazio, in collaborazione con l’associazione di promozione sociale Witness Journal, che si occupa di fotografia sociale sul territorio nazionale e in molti altri Paesi. Ha avuto l’obiettivo di far conoscere la fotografia come strumento privilegiato di comunicazione: momenti formativi si sono affiancati alla produzione di immagini all’interno del proprio contesto di vita, personale e territoriale, con la finalità di sviluppare, nelle persone coinvolte, empowerment, dando impulso a riflessioni e cambiamenti nel proprio ambiente di riferimento.
Nel Centro Diurno Anziani Fragili “Elianto” di Monterotondo, gestito dalla cooperativa sociale Iskra, la fotografia ad azione sociale ha, così, incontrato uno spazio che è di grande impatto sul territorio di riferimento. Portando avanti il laboratorio di fotografia con anziane e anziani, con il coinvolgimento attivo di operatrici e operatori, si è intrapreso un percorso che ha messo al centro le persone che frequentano il servizio partendo dalle loro esperienze.
L’idea che ne è nata è stata un’indagine sui mestieri scomparsi, storie di lavori e di un mondo che non esiste più e di cui solo l’umanità incontrata è testimone.
Un percorso che testimonia come non sia mai troppo tardi per la fotografia; la maggior parte delle persone coinvolte non avevano mai preso in mano una macchina fotografica né mai avevano posato. Marisella, 84enne utente di “Elianto”, ha detto commossa “Non avevo mai fatto una foto in tutta la mia vita, grazie!”.
Altro aspetto emerso è di “genere”; le poche persone che hanno avuto in passato un’esperienza fotografica sono per la maggior parte uomini. Dai racconti è risultato, infatti, che l’utilizzo della macchina fotografica era concesso principalmente a loro, agli uomini. Così è accaduto che, durante il laboratorio, molte donne in un primo momento si siano inizialmente mostrate restie ad utilizzare la macchina fotografica per poi lasciar spazio, presto, alla curiosità lanciandosi nell’esplorazione.
Insomma, questa occasione ha consentito di infrangere alcune barriere, piccole ma importanti.